I Luoghi della Natura - Comune di Sogliano al Rubicone (FC)

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I LUOGHI DELLA NATURA

  • LE SORGENTI DEL RUBICONE
  • GLI ALBERI MONUMENTALI
  • I CALANCHI
  • LE MARMITTE DEI GIGANTI
  • I SASSONI DI MONTEPETRA
  • SITO DI INTERESSE COMUNITARIO - MONTETIFFI

 

LE SORGENTI DEL RUBICONE

Il fiume Rubicone, reso noto dal passaggio di Giulio Cesare nel 49 a.C., ha segnato per un lungo periodo il confine amministrativo tra l’Italia Romana Repubblicana e la Gallia Cisalpina abitata dalla tribù dei Galli. Attualmente si è persa la memoria storica di quale fosse l’antico Rubicone, ed è anche possibile che in alcuni punti il suo percorso sia cambiato. Tre sono i fiumi che principalmente si contendono l’onore, ed il territorio di Sogliano vanta la presenza delle sorgenti di tutti e tre i fiumi: il Fiumicino/Rubicone che nasce dalle pendici orientali di Strigara, l’Urgon, che in pianura prende il nome di Pisciatello e che nasce dalle pendici occidentali di Strigara, e il torrente Uso, un affluente del quale nasce nei pressi di Tornano. Sia le sorgenti dell’Urgon che quelle del Fiumicino/Rubicone sono facilmente raggiungibili con una piacevole passeggiata lungo gli  itinerari 4 e 5 dei Sentieri dell’Alto Rubicone (www.isentieridellaltorubicone.it).

 

GLI ALBERI MONUMENTALI

Diversi alberi plurisecolari del territorio soglianese sono assoggettati a regime particolare di tutela (con Decreti del Presidente della Giunta Regionale n. 112/1992 e 1078/1996). Si tratta soprattutto di querce (classificazione: Quercus Pubescens – Roverella; Quercus petraea - Quercia) ma non solo; difatti sul territorio sono presenti diverse altre piante degne di attenzione, alberi molto importanti per la storia soglianese, anche se forse non tutti rispondenti ai canoni stabiliti dalla legge per decretarne la tutela.

La quercia di Vernano (Quercus pubescens L.) è un’opera monumentale plurisecolare della natura (segnalata come albero monumentale: D.P.G.R. 1078/96) che si trova in località Vernano (Pietra dell’Uso), alta 17 m. e dalla circonferenza massima di m. 3,9. Il posizionamento accanto alla Chiesa di San Benedetto, in questo come in altri luoghi, non è casuale, infatti secondo la tradizione religiosa gli alberi rappresentano il mezzo di comunicazione fra i tre mondi: gli abissi profondi penetrati dalle radici, la superficie terrena ed il cielo infinito a cui tendono i rami.

 

La quercia del Farneto (Quercus pubescens L.), segnalata come albero monumentale (D.P.G.R. 112/92) ha un’età presunta di 200 anni, altezza di 22 m. e circonferenza di 3,00 m. "Una rossa, una bianca, una azzurrina, tre paranze si cullano nel mare: sul nudo cranio del Farneto, sola, ombrellata nel ciel, la quercia appare.” (“La quercia del Farneto” di Giulio Gozi). Va detto però che la quercia a cui si riferisce la poesia, è un’altra, ed oggi non esiste più. Il grande albero attualmente esistente è inserito in un bel gruppo di altre roverelle, che rappresentano ciò che resta di un più fitto bosco che in passato circondava la chiesa della Madonna del Farneto. Il nome della zona, “Farneto”, è indicativo della tipologia di alberi (la “farnia” è un tipo di quercia) che vi si possono rinvenire, anche se esso non esaurisce l’elenco delle specie che vi si trovano e che, semmai, ci illumina su un’abitudine del passato di classificare diverse tipologie di alberi sotto un’unica, principale specie arborea.

Ricordiamo anche la plurisecolare quercia di Vignola (segnalato come albero monumentale: D.P.G.R. 1078/96), con altezza di 17,00 m, circonferenza di 3,35 m. e diametro di 107 cm. Anche in questo caso il grande albero è posto vicino ad una Chiesa, quella di S. Maria, che testimonia, oltre alla volontà di porre un grande albero di fianco ad un edificio di culto, anche l’elevato numero di edifici sacri, e quindi anche di abitanti dell’entroterra romagnolo, prima dello spopolamento massiccio iniziato negli anni ’50. Per giungere a vedere questa poderosa quercia è necessario percorrere un paio di km sulla strada che da Sogliano conduce a Ponte Uso; l’albero è ben visibile sulla sinistra a ridosso di una scarpata.

L’albero più alto (30 metri) è la quercia (Quercus petraea) di Cà dell’Erre di Montegelli (per 110 cm di diametro), mentre la quercia di Montecchio S. Paolo è alta 20 m., diametro alla base 1,12 m, diametro alla chioma 18 m. Sono segnalate come alberi monumentali anche la quercia plurisecolare di Via San Paolo all’Uso, località San Paolo all’Uso, roverella (Quercus pubescens L.) di altezza di 18 m e diametro di 90 cm; la quercia di Ponte Uso, roverella (Quercus pubescens L.) di altezza di 18 m., diametro tronco 1,06 m., diametro chioma di 18 m.; la quercia di Strigara, roverella (Quercus pubescens L.) di altezza 15 m., diametro al tronco un metro e diametro alla chioma 14 metri.

Il nocciolo di Savignano di Rigo (Corylus Colurna L.), presso Casa Raggi, ha un’altezza di 25 m. e una circonferenza di 3,53 m. È un interessante caso di nocciolo atipico, che non presenta le caratteristiche della specie, ossia le tipiche forme arbustive, con molti fusti e polloni alla base.

Sottoposto a tutela (Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 1194/1994) è anche il frassino meridionale che si trova a Bivio Montegelli. Sono inoltre da segnalare il cipresso della Colombaia (Vignola) (Cupressus Sempervirens, alto 16 m., con tronco di diametro 0,62 m. e diametro della chioma 6 m.), il Pino (Pinus Pinea) di Ca’ Sambi a Ponte Uso (alto 16 m., con tronco di diametro 0,76 m. e diametro della chioma 14 m.), il corbezzolo secolare di S. Paolo all’Uso ed il biancospino di Via Pascoli, in Sogliano capoluogo.

 

I CALANCHI

Nel tratto che da Bivio Montegelli porta al capoluogo sono presenti le tipiche formazioni geomorfologiche dei calanchi, causate dall’erosione delle acque di dilavamento in terreni pelitici o marnosi argillosi con scarsa copertura vegetale. Sono in fase di realizzazione alcuni itinerari per la valorizzazione delle aree calanchiche, attraverso la creazione di aree panoramiche comprendenti un orto botanico, un’area di campeggio e un percorso didattico.

 

LE MARMITTE DEI GIGANTI

Nel corso dei millenni lo scorrere dell’acqua ha permesso che si creasse in questa zona un paesaggio unico, di rara bellezza. Scavando il suo corso nella pietra arenaria, il piccolo fiume ha creato piccole cascate, laghetti, gorghi e le famose “Marmitte dei giganti” che caratterizzano tutta l’area, dove i visitatori avranno la possibilità di ammirare anche il Ponte Romanico e l’antico mulino Tornani.

 

I SASSONI DI MONTEPETRA

All’entrata del piccolo abitato di Montepetra è possibile ammirare i cosiddetti “Sassoni”, rocce sedimentarie composte di sabbia, ghiaia, detriti, resti di organismi animali e vegetali. I geologi ritengono che la loro formazione risalga all’era cenozoica (circa 50 milioni di anni fa). La particolarità dei “Sassoni” è la presenza in essi di conchiglie fossili.

 

MONTETIFFI, ALTO USO - SITO DI INTERESSE COMUNITARIO 

Un’area di circa 1400 ettari in prossimità della località Montetiffi nell’Alta Valle dell’Uso è stata dichiarata di notevole interesse pubblico e riconosciuta come Sito di Interesse Comunitario. L’area, per la sua posizione geografica marginale e la scarsa antropizzazione, si presenta preservata da sfruttamenti deturpativi e offre uno degli aspetti naturali tuttora più integri per le sue particolarità morfologiche e geologiche. L’area si fa apprezzare anche per il notevole corredo faunistico e vegetale principalmente costituito da cedui di roverella, orniello, ginepro, leccio, olmo campestre e da cespuglietti e canneti e si caratterizza anche per gli insediamenti con particolarità storico-architettoniche e ambientali rilevanti come il Borgo di Pietra dell’Uso e le Ville di Montetiffi e per le emergenze insediative storiche presenti: Ponte Romanico, Molino Tornani, Abbazia di Montetiffi e adiacente Canonica.

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